Questo post è in realtà una riflessione ispiratami da più fattori, in primis l’aver partecipato ad uno dei matrimoni più belli che abbia mai visto in qualità di testimone di una delle mie più care amiche, e poi per aver ripercorso il viale dei ricordi complice una citazione fatta da un mio amico tratta da Fiori d’acciaio di Robert Harling (poi vi spiegherò il nesso).
Ero dal parrucchiere a farmi fare la piega, una coccola di cui mi privavo da tanto tempo, e mi sono sentita bene: ero felice, stavo per prendere parte ad un qualcosa che aspettavo con grande gioia e mi sono sentita speciale. Stavo cercando di apparire al meglio in vista dell’essere il meglio, per dare il mio contributo alla felicità di una persona a cui voglio un bene enorme. Al che mi è venuto spontaneo dire grazie al ragazzo che mi stava pettinando, non solo perché stava facendo bene il suo lavoro, ma si vedeva che lo faceva con impegno e passione e mi stava aiutando ad ottenere ciò che desideravo, infatti si è rivelato molto colpito e ha apprezzato tanto la mia esternazione.
Non nego in passato di aver peccato di superficialità lasciandomi abbindolare dallo stereotipato binomio bellezza=vacuità, ma sono cose che si fanno quando si è più giovani e si tende a vedere o tutto bianco o tutto nero. Crescendo e facendo esperienza ho potuto constatare quanto la bellezza in tutte le sue forme sia un bisogno connaturato nell’essere umano a qualunque età, un qualcosa verso cui, volenti o nolenti, tendiamo sempre. Il filosofo bulgaro Cvetan Todorov diceva che “La bellezza salverà il mondo”: non so se riuscirà a farlo, ma sicuramente aiuterà il mondo a stare meglio, cosa di cui sono certa anche in vista di nuove discipline come l’estetica oncologica, che in modo comprovato incrementa e migliora la qualità di vita di persone che stanno attraversando dei trattamenti invasivi e con effetti pesanti sul proprio corpo e aspetto, oppure anche solo ripensando a quando facevo il truccabimbi in pediatria e ai sorrisi dei piccoli quando si guardavano allo specchio trasformati o in supereroi o in principesse.
Ieri sera poi la citazione di Fiori d’acciaio, opera teatrale ambientata in un salone di bellezza la cui proprietaria, Truvy, definisce le parrucchiere e le estetiste come “operatrici di fascino” e che vede l’evoluzione delle vicende di un gruppo di donne tanto diverse quanto affiatate stemprando con un sorriso ed una spruzzata di lacca gli aspetti più difficili e tristi della vita; non ho potuto non sorridere ripensando con nostalgia a quando abbiamo messo in scena quest’opera teatrale (ben 12 anni fa!), ma anche al contesto che vi girava attorno. Quell’anno uno dei miei professori del liceo, una figura molto importante per la mia formazione e per la scoperta di quelli che poi si saranno rivelati i miei talenti, ci disse durante una lezione: “Dovete fare delle cose belle”.
Non avevo capito all’epoca cosa significassero veramente le sue parole, ora dopo più di dieci anni forse ne ho colto il significato riuscendo a vedere molte più sfumature di quanto non riuscissi a fare prima: è vero, un’estetista non è un cardiochirurgo, ma magari il cardiochirurgo dopo 12 ore di lavoro ininterrotto può sentirsi meglio e recuperare la carica necessaria e la fiducia per fare al meglio il suo lavoro, così come una parrucchiera non è un avvocato ma è in grado di dare il giusto quid in più all’avvocato che va a farsi i capelli e via dicendo. Un bel libro, un vestito che ci sta bene, della buona musica, l’arte, i capelli in ordine, sono tutte cose che in un modo o nell’altro ci fanno stare meglio e ci aiutano ad andare avanti godendoci maggiormente la vita, qualunque cosa essa abbia deciso di riservarci; educarci al bello ci rende persone meno grette e ci aiuta a tendere sempre di più verso il suo raggiungimento in ogni ambito, con un lavoro ben fatto, nel gestire le cose ed i nostri rapporti con maggiore cura e a cercare di coltivare e tirare fuori ciò che di bello c’è in noi.
Per alcuni questo post sarà un’inutile sbrodolata, ma ho sentito il bisogno di scriverlo poiché realmente inebriata di tre giorni di felicità e di bellezza, non solo esteriore ma anche e soprattutto interiore.
Sono felice.
Concordo al cento per cento! Penso che certi gesti, anche piccoli, ci aiutino a stare bene in primis con noi stessi e poi con gli altri. Ci sono giorni in cui sistemo i capelli, mi trucco anche solo per stare in casa perché mi vedo meglio e mi sento anche meglio. Sembrerà un paradosso ma è così e non è sinonimo di superficialità, come sostengono alcune persone anche vicino a me ma semplicemente di volersi bene 🙂
Guarda, con gli anni ho imparato che la superficialità non sempre va a braccetto con il gradimento della bellezza, anche perché spesso si tende a scambiare il senso del bello con la ricerca di beni materiali, che è tutt’altra cosa!
Un bacione a te e alla piccolina :-*