Nato come lotta per la parità dei diritti ed evolutosi come movimento ideologico aperto a tutti gli esseri umani in vista della loro uguaglianza, il femminismo si è manifestato nella cultura del secolo scorso e di quello attuale sotto molteplici punti di vista: e per fortuna, direi!
Parlerò più nello specifico delle sue ondate in un altro post, ma in questo vorrei soffermarmi su alcuni personaggi dei cartoni animati che hanno aiutato (e stanno aiutando) bambine e bambini a crescere con la consapevolezza di potersi realizzare come meglio credono sotto le influenze della così detta terza ondata, ovvero quella cominciata a cavallo degli anni ’80-’90 e secondo la quale tutti, uomini e donne, possono diventare quello che vogliono, e della quinta (anni 2000 – in corso) che prevede che tutti, uomini e donne, combattano per il raggiungimento dei diritti di tutti, indipendentemente dal genere e dall’orientamento sessuale.
I Peanuts (U.S.A., 1965)
Sebbene la loro nascita sia cronologicamente legata al femminismo della seconda ondata, quando i Peanuts sono passati dallo status di strisce a fumetti a quello di cartoni animati hanno portato sul piccolo schermo alcune delle icone femministe per antonomasia e hanno ampiamente anticipato la terza e la quinta ondata femminista. Una delle figure più di spicco a riguardo è Lucy Van Pelt.
Lucy è descritta come una bambina scorbutica e a volte anche un po’ sadica (soprattutto nei confronti di Charlie Brown nella gag del pallone), ma dotata di saggezza e arguzia che sfrutta consapevolmente a suo favore, creando ad esempio uno sportello di aiuto psicologico (a pagamento). Lucy decide consapevolmente sulla sua affettività, rifuggendo ad esempio i baci del cane Snoopy e prendendo costantemente l’iniziativa per cercare di sedurre Schroeder, ed è apertamente femminista commentando i suoi successi come “Un’altra vittoria per il Women’s lib!”.
Altre figure filo-femministe sono Piperita Patty e Marcie: la prima infatti rifugge i comportamenti ed il dress code imposti alle bambine, eccellendo negli sport considerati maschili e rifiutandosi di indossare vestitini e merletti e rimanendo sempre fedele alla sua mise di abiti sportivi e sandali. Impulsiva e con difficoltà a scuola, Piperita Patty però mostra un animo molto affettuoso, rivelandosi gentile con tutti e amando particolarmente il padre, che la definisce “una perla rara”, e prendendosi una cotta per Charlie Brown, di cui apprezza l’indole mite e malinconica.
Marcie, migliore amica di Piperita Patty, ha un carattere complementare al suo: intelligente, pacata e studiosa, ha molteplici talenti che riversa anche nelle arti e nella musica ed è sempre leale e pronta ad aiutare la sua amica. Molti sostengono che Piperita Patty e Marcie rappresentino una coppia lesbica, interpretazione che però ha delle falle dato che ad un certo punto le amiche si ritrovano entrambe ad avere un comune interesse per Charlie Brown. In ogni caso, la relazione tra le due è un ottimo esempio di solidarietà femminile.
Una figura che precorre invece la quinta ondata di femminismo è quella di Charlie Brown: il protagonista dei Peanuts infatti mostra come anche i maschi possano avere momenti di sconforto, una sensibilità spiccata e possano assumere comportamenti che li tirano fuori dal machismo stereotipato che vuole gli uomini sempre forti come rocce. Charlie Brown è riflessivo, langue d’amore per la Ragazzina dai capelli rossi, sfoga apertamente le sue frustrazioni. Personalmente ritengo i Peanuts in tutte le loro forme un vero e proprio capolavoro.
La Rivoluzione di Utena (Giappone, 1996)
Nell’anime La Rivoluzione di Utena la protagonista, dopo aver perso i genitori in giovanissima età (tòpos molto frequente nei cartoni animati giapponesi dopo il trauma della seconda guerra mondiale), si imbatte nel pieno del dolore in un principe da fiaba. Bello, affascinante e a cavallo di uno splendido destriero bianco, consola Utena baciandole via le lacrime e regalandole un anello con sopra incisa una rosa. Sebbene tutto ciò segua uno schema iperinflazionato e stereotipato, la reazione di Utena esce fuori dagli schemi: rimanendo infatti così impressionata dalla potenza e dalla forza del principe, decide di voler diventare un principe lei stessa, ovvero di assumere tutte le qualità incarnate dalla sua figura: coraggio, forza, audacia. Utena nella serie indosserà per sua scelta abiti maschili mantenendo comunque la sua femminilità, e la sua lotta nel corso della serie sarà cruciale per la liberazione dalla schiavitù dell’altra protagonista della serie, Anthy, costretta ad essere “vinta” di duello in duello, rompendo il circolo vizioso che la voleva come una donna-oggetto.
The Brave (U.S.A., 2012)
Un ottimo esempio a riguardo, anche se è un film molto recente, è The Brave della Disney Pixar.
La protagonista, Merida, in seguito alle richieste della sua mano da parte di tre pretendenti del clan governato da suo padre, reagisce chiedendo di partecipare a sua volta alla contesa per ottenere “la sua stessa mano”. Per quanto ovviamente il film di animazione sia ambientato nella Scozia del V secolo, propone un modello anticonformista di ragazza che agisce in vista della difesa della sua libera scelta. Merida non si vuole sposare e umilia nelle sfide per conquistarla tutti pretendenti con la sua bravura, ottenendo la sua stessa mano e richiamando uno dei famosissimi motti del femminismo della seconda ondata: “Io sono mia!”.
Sailor Moon (Giappone, 1992)
Per quanto io sia letteralmente cresciuta con Sailor Moon e sia di parte, penso che questo anime abbia portato nelle case di bambine e bambini di tutto il mondo ottimi messaggi nonostante i costumini svolazzanti, le minigonne e gli scettri leziosi a forma di cuoricini e stelline (che amavo e amo tutt’oggi).
Perché? Innanzitutto perché Sailor Moon, o meglio Bunny nella versione italiana (Usagi in quella originale), incarna molti degli aspetti che vengono normalmente considerati “difetti”: è frignona, si lamenta spesso, è pigra e si perde facilmente d’animo, tutte cose che vengono racchiuse con l’espressione “femminuccia”. Eppure, nonostante Bunny sia una “femminuccia”, è la più potente delle guerriere nonché incarnazione della leader del regno della luna: Bunny piange, si lamenta e ha paura, ma nonostante questo riesce a trovare sempre la forza e la consapevolezza per portare avanti e vincere le sue battaglie. Il personaggio maschile principale Milord, aka Tuxedo, ha un ruolo di aiutante ma a conti fatti abbastanza marginale in tutte le serie, il cui maggiore merito però è quello di dare alle guerriere Sailor (specialmente a Sailor Moon) l’incoraggiamento necessario per esprimere al massimo la loro forza, dinamica perfettamente inseribile nel femminismo della quinta ondata in cui entrano in gioco anche gli uomini in vista della parità dei diritti di tutti.
Tutte le guerriere Sailor inoltre hanno caratteri e attitudini diverse: Sailor Mars è più aggressiva e risoluta, Sailor Mercury è studiosa e intelligente, Sailor Jupiter è forte e e imponente, Sailor Venus è delicata ed elegante, Sailor Pluto è saggia e potente. E che dire della coppia Sailor Uranus e Sailor Neptune? Nonostante le censure feroci fatte da Mediaset al cartone, l’amore tra le due guerriere era impossibile da non percepire e da vedere, mostrando la forza e l’universalità di questo sentimento.
Il merito di Sailor Moon è questo, l’aver mostrato che indipendentemente dal proprio carattere si può essere comunque forti e sconfiggere le avversità della vita, che avere dei momenti di sconforto è normale e che la diversità è ricchezza e forza.
Potrei andare avanti per molto, ma adesso voglio dare spazio a voi: quale cartone o film di animazione secondo voi si può inserire nei valori di qualunque ondata di femminismo? Se vi va, scrivetelo nei commenti!
Non mi vengono in mente altri cartoni da aggiungere, però a proposito di Sailor Moon mi ricordo di aver letto anni fa di una polemica per cui volevano smettere di trasmetterlo perché i bambini (maschi) giocavano imitando le guerriere sailor e perciò si discuteva su come il cartone istigasse all’omosessualità -_-
A parte questo ricordo che nell’ultima stagione c’erano anche le Sailor Stars che erano maschi nella vita e si trasformavano in guerriere donne (!).
Sì è vero, le Sailor Starlight erano nel senso del termine transgender, nel senso che in origine erano maschi ma poi si trasformavano in guerriere donne: ricordo che avevano “cammuffato” la cosa facendo finta che le Starlight in borghese si TRAVESTISSERO da maschi…Insomma hanno pensato che fosse meglio renderle cross-dresser ahahahah!
Tra l’altro ricordo polemiche simili anche Riguardo Ranma 1/2, in cui il protagonista si trasformava in donna con l’acqua fredda in seguito ad una maledizione. E’ un cartone che ho molto amato, tuttavia anche giocando a imitare i protagonisti non ho mai avuto da grande l’idea di transizionare da un sesso all’altro o di trasformarmi in un panda o un porcellino o una papera per via del cartone :D! C’era già lo spauracchio dell’ideologia gender…Bah.