Valentina, femminista imperfetta che ha fatto la storia del fumetto

valentina-crepax-cover.asp30435img1Il fumetto, in quanto forma d’arte letteraria e figurativa, ha portato con sé molti dei cambiamenti culturali che hanno mutato la concezione femminile e, conseguentemente, la sua raffigurazione cartacea. Il contesto socio-culturale in cui infatti le sue eroine si inseriscono è fondamentale, rappresentando un interessante riflesso dell’emancipazione delle donne che le sue rappresentanti di carta che hanno contribuito a consolidare.
In questo post vi voglio parlare di Valentina Rosselli, ai miei occhi una delle eroine dal sapore femminista che ha contribuito a fare la storia del fumetto italiano, con le sue contraddizioni, le sue caratteristiche e il contributo che ha dato a questa forma d’arte.

valentina2Nata il giorno di Natale del 1942 secondo la sua carta di identità, ma comparsa per la prima volta nel 1965 sulla rivista “Linus” Valentina Rosselli, l’eroina creata da Guido Crepax e che ha fatto del suo caschetto nero il suo tratto più distintivo, ha il merito di aver incarnato, seppur tramite solo penna ed inchiostro, un modello di donna paradossale, terribilmente fatale ma al contempo assolutamente umana.

Una delle prime cose che colpisce delle opere abitate dall’eroina di Crepax è la bellezza del tratto, semplice eppure al contempo capace di incantare: questo anche e perché Valentina è stata creata sulle orme di Louise Brooks, musa del cinema muto e portatrice dell’iconico caschetto, di cui Guido Crepax era grande ammiratore, e di cui è riuscito a portare su carta e penna il carisma, che rimane ancora talmente forte da non necessitare di parole, e che ha omaggiato nell’opera Valentina come Louise Brooks”.

tumblr_mjw6iaiEac1qbuqcio1_500Valentina di Crepax va però oltre la mera estetica, ed è una donna le cui avventure spaziano in citazionismi storici, culturali e psicoanalitici che mostrano ai lettori le debolezze e le fragilità che hanno portato a concepire Valentina come una donna emancipata, imperfetta e senza alcuna pretesa di essere il contrario.

Per quanto infatti le avventure di Valentina siano legate al giallo e all’erotismo, le sue storie toccano generi che sfociano anche nella fantascienza, come le storie raccontate nella saga de “I Sotterranei“, in cui c’è una commistione tra indagine psicanalitica e mondo da sogno, in cui si trovano citazioni sfaccettate che vanno a toccare opere come “Viaggio al centro della Terra” di Jules Verne o il nazismo o il mondo del cinema.

Valentina è un modello di donna libero che non teme la sua sessualità, non la vincola a sensi di colpa dettati da pregiudizi e stereotipi culturali: ne è un esempio “Relazioni pericolose”, opera composta tra il 1973 ed il 1983 in cui Crepax propone tre storie legate proprio da alcune relazioni che Valentina intreccia nonostante abbia un compagno storico, Philip Rembrandt (il cui cognome è un richiamo al famosissimo pittore).

valentina-13-guido-crepaxIn un certo senso in questo volume Valentina propone ai lettori la distinzione tipicamente catulliana tra “amare” e “bene velle”, districandosi tra una relazione duratura e consolidata e delle distrazioni effimere e leggere in quanto prive di un coinvolgimento a lungo termine, e mostra una donna che ama il sesso fine a sé stesso, slegandosi dal luogo comune che vede le donne come creature esclusivamente sentimentali ed incapaci di provare piacere se prive di amore.

Valentina Rosselli è un’ottima incarnazione dei fremiti femministi degli anni ’60, in cui si slega sempre più prepotentemente la donna dall’esclusivo modello di personaggio secondario e porta sulla carta una donna libera tanto quanto un uomo, il cui fascino torbido è dettato proprio da questo.

Crepax-6-480x381Spesso infatti le situazioni più erotiche mostrate da Valentina sono permeate di una sessualità perturbante, dai richiami fetish e in cui la donna da lei incarnata è donna in senso etimologico, una domina che comanda, dirige e non si fa sottomettere, tra immagini fatte di accessori di pelle, sigarette ed inquadrature surreali, come un incubo erotico.

Il bello di Valentina è l’interpretare la sua vita di donna in quest’ottica, toccando tappe come l’adolescenza, travagliata da una forte forma di anoressia, e la maternità del piccolo Mattia, le cui preoccupazioni materne sono esorcizzate nella trilogia di “Baba Yaga”, in cui compare l’omonima creatura leggendaria nel tentativo di impadronirsi del suo bambino.

Tra l’altro, Valentina ha un altro grande merito: quello di invecchiare. L’immagine di Valentina cambia con il passare degli anni e non rimane giovane ed immutabile esteticamente, ma arriva all’età di 53 anni, raggiunta la quale Valentina si ritira dalle scene, ormai paga di aver cambiato nel suo piccolo la concezione femminile nei fumetti.

Chi di voi conosceva Valentina e che tipo di interpretazione avete dato a questo splendido e controverso personaggio? Se vi va, scrivetelo pure nei commenti!

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