Hamlet al Barbican Theatre

hamletCome già preannunciato in preda all’entusiasmo sulla pagina Facebook, ieri sono andata al cinema a vedere l’Amleto fatto al Barbican Theatre con, come protagonista, Benedict Cumberbatch, e non potevo astenermi dallo scriverne una recensione (per quanto in effetti sia digiuna di recensioni teatrali, ma cercherò di fare del mio meglio).

Premetto che apprezzo particolarmente il NTL (National Theatre Live), e il suo tentativo di far abituare e di “educare” in un certo senso il pubblico alla performance teatrale: da attrice (appartenente ad una realtà assolutamente insignificante se confrontata ovviamente a quella del Barbican, e non solo) nel mio piccolo ho sperimentato questa refrattarietà al teatro sotto molteplici punti di vista, non solo per le infinite scuse che devo sorbirmi ogni qualvolta recito da chi ho invitato, ma anche ad esempio constatando che molti attori stessi vanno poco o niente a teatro e che in pochi accettano di andare a vedere uno spettacolo anziché andare al ristorante o al cinema.

event_media-banner_medQuesto perché il teatro di frequente viene visto a priori come qualcosa di noioso, di vecchio, di difficile da capire, oppure semplicemente mi sono sentita dire “Eh, ma se devo andare a teatro, vado a vedere QUELLI BRAVI”. No, in questo caso si intende “Voglio andare a vedere quelli famosi”, e spesso infatti queste persone sgomitano per andare a pagare il biglietto per gioire dei comici di Zelig o dello show con la starlette partorita dall’ultimo reality.

Mi sono dilungata in questa osservazione volutamente un po’ polemica per un motivo, ovvero la consapevolezza del NTL di questa realtà, ragion per cui, prima dello spettacolo, è stata trasmessa un’intervista a Cumberbatch prima della sua performance e un filmato in cui l’attore si recava un una scuola superiore per assistere ad una rappresentazione dell’Amleto fatta dagli studenti, commentandola e parlando dell’attualità che può avere un’opera come quella shakesperiana, fatta più di 400 anni fa.

hamlet-yorickL’attualità sta nell’elaborazione di un lutto, nelle dinamiche familiari che spesso stravolgono gli ordini precostituiti, nel dolore, nella gioia, nella follia dettata dalla sofferenza o  dall’essere ignorati, e Cumberbatch nell’intervista ha sottolineato come una storia del genere possa essere diversa per tutti, come se in ognuno di noi ci fosse un Amleto da tirare fuori, legandolo al proprio vissuto e alla propria personalità.

Arricchito da questa premessa allora il pubblico si trova di fronte all’opera vera e propria, filmata in teatro con perizia e montaggio ineccepibile ma pur sempre in un teatro pieno di centinaia di persone, cosa che in un certo senso crea un’atmosfera di “meta-meta-teatro” facendo sentire lo spettatore come se fosse lì al Barbican e facendolo immergere in quella che, per l’appunto, definirei “attualità”.

Benedict_Cumberbatch_is_mesmerising_in_cinema_trailer_for_HamletLa regia di Lyndsey Turner infatti ha mirato ad una versione molto contemporanea della tragedia di Shakespeare, pur mantenendo intatto il testo e creando quello che solo all’inizio è stato percepito come un contrasto tra le parole e i costumi e le ambientazioni: l’opera si apre con un Amleto solo, che piange la morte del padre ascoltando malinconicamente musica proveniente da un grammofono ed è vestito in modo estremamente essenziale e neutro.

Questo sarà un registro che manterrà per la maggior parte del tempo tranne quando darà sfogo alla sua follia, sia presunta che reale, vestendosi da soldato o sfoggiando una t-shirt con David Bowie accompagnata da una giacca militare. Seguono un Orazio vestito da hipster da manuale, con tanto di tatuaggi, zaino e camicia a scacchi, e un’Ofelia vestita con tocchi retrò che richiamavano gli anni ’60, quasi forse l’unica che stonava visivamente in un contesto così attuale e contemporaneo, scelta però mirata a sottolineare lo straniamento che possiede già in partenza il personaggio, raffigurato come una ragazza dal trucco sempre sbavato di lacrime, con la voce spesso strozzata dal pianto ed immersa in quella che sembra essere una depressione in stato avanzato che avrà il suo tracollo con il rifiuto di Amleto.

Altra nota molto positiva è la diversità etnica del cast, anche se da una parte mi sembra nel 2016 un po’ assurdo percepirla come un pregio, quando dovrebbe essere una cosa irrilevante: eppure ad esempio penso al polverone che si è sollevato quando è stato deciso di scegliere un’attrice nera per interpretare Hermione in una trasposizione teatrale di un sequel di Harry Potter, e mi convinco che attualmente è meglio scriverne. Allora ne scrivo, e bene, perché in questo Amleto si è percepito come il colore della pelle sia una cosa assolutamente irrilevante nel dare corpo ad un personaggio, di cui spesso tra l’altro manca la descrizione fisica e che conseguentemente offre ulteriori libertà interpretative.

hamlet2Il testo è stato il protagonista assoluto, in quanto interpretato con una naturalezza che ho trovato a dir poco pazzesca: Cumberbatch (e non lo dico perché lo amo) è stato MAGISTRALE, reggendo la scena per tre ore filate e senza sbagliare neanche una battuta, merito che va anche a tutti gli altri membri del cast, altrettanto eccezionali. Ho apprezzato molto anche l‘interpretazione di Sian Brooke nei panni di Ofelia, a sua volta attrice bravissima e che ha anche recitato con la Royal Shakespeare Company, che ha saputo dare al personaggio una caratterizzazione nulla affatto macchiettistica ma anzi, sofferta e realistica.

L‘affettazione per chi recita a teatro è infatti un rischio molto grande, ed evitarla con così grande perizia è sinonimo di enorme bravura: nella mia piccolissima esperienza infatti, avendo lavorato sia sul palco che per il medium televisivo e per il web, ho maturato la convinzione che un attore, per essere veramente bravo, debba saper reggere il palcoscenico teatrale. Perché tenere una scena senza l’aiuto di tagli, suggerimenti o inquadrature strategiche è difficilissimo, ed è dettato non solo dal carisma e dal magnetismo (fondamentali anche nel cinema e nella televisione), ma soprattutto (se non essenzialmente) dall’esercizio e dalle capacità: Cumberbatch ha tutto questo.

hamlet3Infine vorrei dedicare qualche parola alle scenografie e alle luci, veramente spettacolari: il primo atto è stato ambientato nella reggia reale, che più che tale sembrava un interno borghese, e di cui si cambiavano le stanze con sapienti cambi scenografici ottenuti con l’ausilio di botole e pannelli scorrevoli, e il secondo atto ha tramutato la stessa scenografia in un cumulo di rovine e di macerie, tramutandola in un’ambientazione scarna ed inquietante. Le luci accompagnavano perfettamente le scene sottolineandone a volte la dimensione surreale della tragedia, e ho apprezzato in particolar modo l’illuminotecnica di una scena che prevedeva il palco completamente nero, ornato solo con delle luci che sembravano sangue mostrato con il luminol, creando un effetto veramente forte e di impatto. C’è da dire che questo Amleto ha potuto contare su una produzione sicuramente molto ben dotata dal punto di vista economico, ma ve lo assicuro: questo spettacolo sarebbe stato eccezionale interpretato anche su un palcoscenico vuoto e a luce fissa, tanto era fatto bene.

Spero con questo post di avervi fatto venire un po’ di curiosità, e di avervi invitato a cercare di saperne di più sul mondo teatrale a cominciare dalla visione di una rappresentazione fatta da “quelli bravi e famosi” e trasmessa come un film, magari spingendo qualcuno successivamente ad entrare più spesso in un teatro dal vivo, con attori magari meno conosciuti ma altrettanto bravi. Date -diamo- una possibilità al teatro, perché ha il grande merito di proporre una finzione che, seppur tale, è vera, diretta, carnale e corporea, la cui fruizione è sempre una fortuna.

Chi di voi ha visto questo Amleto, o semplicemente, cosa pensate del teatro, shakespeariano e non solo? Se vi va, scrivete pure la risposta nei commenti!

2 comments on “Hamlet al Barbican Theatre

  1. Non mi pare di aver mai visto nessuna versione di Amleto, l’ho solo letto e in generale amo Shakespeare da un punto di vista letterario, diciamo così. Ammetto che anche io ho qualche pregiudizio nei confronti del teatro e ci sono stata rarissime volte, ma non ho visto nessuno di famoso. Ho visto qualche commediola che alla fine ho anche trovato carina e mi sono divertita, in altri casi invece le ho trovate noiosissime (soprattutto se recitate in dialetto). Penso che mi annoierebbe anche vedere opere famose, ma ovviamente dipende poi da cos’è e da come è fatta. Per esempio, avendo amato tantissimo i libri, mi piacerebbe molto vedere prima o poi Notre-Dame de Paris, I Miserabili e Il Fantasma dell’Opera.

    • Secondo me con i grandi classici vai sul sicuro ;)!
      Poi guarda, anche io ho visto trasposizioni pessime dal punto di vista scenico e interpretativo (e magari anche io posso aver fatto schifo in qualche mia interpretazione), ma ho avuto anche soddisfazioni molto grandi. Secondo me, ti potrebbero piacere molto le opere di Ibsen e Tennessee Williams (ADORO), oltre alle opere che hai nominato (dal vivo ho visto solo la seconda, le altre due invece registrate): in ogni caso, se e quando sarà, fammi sapere com’è andata (sono schifosamente di parte, scusami) :D!

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