Tra i tanti sogni materialistici che ho nel cassetto c’è anche quello che prevede l’acquisto di una bambola Blythe, che ovviamente rimarrà nell’iperuranio per via del suo prezzo esorbitante e per quello sparuto barlume di buon senso che (per ora) mi rimane. Tuttavia Blythe non ha conquistato solo me, ma ha fatto innamorare migliaia di collezionisti provenienti da tutte le parti del mondo, rivelandosi essere non solo una bambola, ma una vera e propria icona di costume.
Fa strano pensare che nel 1972, anno in cui fu creata, questa bambola dalla testa sproporzionata e dagli occhi giganteschi sia stata ritirata dal mercato dopo solo un anno a causa delle vendite esigue riscosse tra le bambine.
Nel 1999 però Blythe è risorta dalle sue ceneri di mercato, venendo lanciata finalmente verso il target giusto: quello degli adulti. La bambola Blythe infatti nonostante abbia in potenza tutte le carte in regola per suscitare tenerezza e voglia di giocare nelle bambine, è in verità un prodotto terribilmente inquietante e, per questo, molto affascinante e appetibile per il pubblico adulto.
Le Neo Blythe, come vengono chiamate le bambole dal 1999 in poi (quelle del 1972 sono conosciute come “Vintage Blythe”) sono di tre tipi: Neo, alta 28,5 cm, Petite, alta 11 cm, e Middie, alta 20 cm. Blythe è una bambola innanzitutto dal colore degli occhi che cambia in base a dove sono diretti, dunque se Blythe guarda dritto ha gli occhi di una tonalità, se gira lo sguardo nei suoi occhi ne compare un’altra: questa caratteristica, legata al fatto che il suo sguardo è volutamente vitreo, farebbe già sentire in soggezione chiunque.
La bambola Blythe inoltre ha un’espressione malinconica, un sorrisetto appena accennato ed è contraddistinta da un aspetto nostalgico e distante che, relazionato alle sue proporzioni volutamente stravolte, fa pensare al tipico broncetto assunto dalle mannequin che sfilano sulle più famose passerelle.
Anzi, non solo le ricorda, ma Blythe è una di loro: nella primavera del 2009 ad esempio, Alexander McQueen ha creato una linea di moda per Target che ha interamente pubblicizzato con le bambole Blythe, inoltre la bambola è anche stata “indossatrice” per Bottega Veneta, che ha esposto i suoi abiti su dei manichini a grandezza naturale con le sue fattezze.
Blythe inoltre ha scatenato un vivo mercato di accessori e vestiti one of a kind, che vengono prodotti da amatori o esperti e che sono tutti dedicati a creare ornamenti e nuove mise per questa bambola dal faccino triste e dallo sguardo creepy e che tra l’altro in Giappone, patria del suo rebranding, è protagonista delle copertine delle riviste più prestigiose del settore.
Questa bambola inoltre è customizzata e resa ancora più bella dagli artisti del re-paint, capaci di darvi ulteriore umanità e verosimiglianza e facendola sembrare appena uscita da un film di Tim Burton. La bellezza di Blythe sta in questo, nel suggerire un fascino d’altri tempi ma con una nota di tristezza, peculiarità unica nel suo genere e totalmente assente ad esempio nella famosa Barbie o in tutte le bambole che le sono succedute.
Di conseguenza Blythe ormai è diventata un’icona pop, al punto che le sono stati dedicati molteplici omaggi, con stampe che la ritraggono su borse, magliette e accessori, e diverse edizioni limitate, dai prezzi ovviamente folli e proibitivi, come si conviene ad ogni must-have fashion che si rispetti.
Non penso proprio ne comprerò mai una “come si deve” (anche perché, specialmente le edizioni limitate, si avvicinano o superano senza problemi il migliaio di euro), al massimo se arriverà il momento in cui avrò pecunia da buttare (dunque MAI) opterò per la versione scrausa che è stata fatta dalla Hasbro per la linea “Littlest Pet Shop”, in cui oltre agli animaletti plasticosi c’è una piccola Blythe (senza però il giochetto degli occhi posseduti) che potrei successivamente customizzare senza dover fare necessariamente harakiri qualora dovessi fare dei danni.
Voi conoscevate la bambola Blythe, e magari qualcuno di voi ce l’ha? Se vi va, dite la vostra nei commenti!