Un esempio di graphic novel a scopo educativo: “Caffeina d’Europa”

Caffeina d'europa

Caffeina d'europaIspirata da uno spettacolo visto di recente e di cui prossimamente vi parlerò e poiché da sempre convinta della funzione educativa di alcune graphic novel, vi propongo questa mia analisi/riflessione riguardo alla graphic novel “Caffeina d’Europa” di Pablo Echaurren, che vi consiglio caldamente di leggere, soprattutto se il futurismo è un periodo storico che vi affascina o semplicemente vi incuriosisce vederne un’interpretazione che va al di là dei libri di storia.

Caffeina d'europaSia dal punto di vista artistico che da quello letterario i futuristi hanno proposto una rivoluzione radicale, cosa che ha affascinato l’artista italo- cileno Pablo Echaurren e lo ha spinto a dedicare la graphic novel “Caffeina d’Europa” a Filippo Tommaso Marinetti, protagonista di questo movimento artistico ed ideologico. L’opera, il cui titolo fa esplicito riferimento al soprannome che i giornali parigini (scossi per la truculenza delle sue proposte) avevano dato a Marinetti, ripercorre con una narrazione in prima persona del protagonista le tappe principali della sua vita e del Futurismo, il cui culmine è stato raggiunto nel 1909 con la pubblicazione sul giornale parigino “Le Figaro” del suo manifesto. Ristampata nel 2009 ma già redatta e disegnata nel 1983, questa biografia ideologico-futurista tramutata in romanzo grafico rende alla perfezione l’unione tra gli aspetti grafici e linguistici delle parole libere ed anarchiche teorizzate nel “Manifesto tecnico della letteratura futurista”, che prevedeva l’abolizione della punteggiatura, un uso frequente dell’infinito e “tramutare la parola lirica in materia”, concretizzando una volta per tutte la così detta “immaginazione senza fili”.

Caffeina d'europaEchaurren per la sua graphic novel sceglie colori decisi, tratti duri, abolisce quasi del tutto le linee curve e usa contorni spessi ed accentuati, ricollegando i suoi disegni alle opere di Marinetti pittore, che all’insegna della ricerca della modernità, persegue “l’estetica della velocità” attraverso dipinti quasi astratti, i cui colori vibranti e vivi ritraggono una società industriale vibrante che ha come simbolo principale la locomotiva, rappresentante del violento e inarrestabile progresso. “Caffeina d’Europa” è inoltre fedele al manifesto ideologico futurista, in quanto ritrae Marinetti stesso che divulga le sue teorie provocatorie, antidemocratiche e individualistiche con una nota di ironia, seducendo donne affascinanti invitandole a festeggiare bevendo alcolici italiani o rivolgendosi a baldi nazionalisti a suon di “Abbasso Giolitti!”. Durante un’intervista per il giornale “La Repubblica” e dopo essersi sentito chiedere il perché di questa biografia, stampata 25 anni dopo la sua ideazione, Echaurren ha affermato:

“Fu una sorta di dichiarazione di poetica. L’intenzione era quella di immettere nel fumetto il gene dell’avanguardia, contaminarlo in modo da sdoganarlo dalla condizione di arte minore, di arte Cenerentola. E poi Marinetti fu colui il quale non faceva differenza tra alto e basso, Gramsci aveva capito la sua funzione di rivoluzionario e diceva ai suoi compagni che Marinetti era avanti a tutti nella rivoluzione artistica. Marinetti non si spaventava se una poesia zoppicava e un quadro assomigliava a un cartellone, sosteneva e scriveva Gramsci nel 1921. Questa sua assoluta visione democratica dell’opera permetteva alle classi subalterne di avvicinarsi all’arte moderna senza timore reverenziale, permetteva di sottrarla all’egemonia di accademie e di élite dominanti. Quindi il fumetto mi parve lo strumento più idoneo per mettere in contatto la sensibilità giovanile (allora potevo considerarmi giovane di diritto) con gli esperimenti cruciali del primo dei movimenti artistici della storia. Raccontare un’avventura intellettuale senza uguale. Costruii così questo mio pastiche di parole e immagini, come una betoniera che impasta colori e mezzi espressivi.”

Caffeina d'europaLa narrazione di questa “avventura intellettuale” non si ritira neanche davanti alla descrizione delle contraddizioni artistiche ed ideologiche del Marinetti stesso, il quale nel 1929, per volere di Mussolini e ormai tramutatosi in intellettuale di regime, venne nominato accademico d’Italia nonostante si fosse inizialmente riproposto di distruggere, durante la sua operazione culturale, proprio le accademie. Sotto altri punti di vista invece Echaurren chiarifica i contenuti del manifesto futurista stesso, precisando ad esempio come quest’ultimo fosse contro la donna intendendola non come tale, ma come l’ossessione erotica-d’annunziana che la società costringe ad avere di lei, unendo in questo modo la sua ricerca di coerenza pittorica con un chiarimento ideologico capace di avvicinare le nuove generazioni alla scoperta di uno dei maestri della letteratura e dell’arte.

Il fumetto è infatti un ottimo esempio di manipolazione mediatica in epoca fascista: il fascismo sin da subito infatti non nascose il suo intento di controllare tutti gli aspetti della vita e della società, educando sin dall’infanzia i cittadini al inquadrandoli nell’ottica del regime. Nel 1926 vennero dunque fondati l’Opera Nazionale Balilla (ONB) e la Gioventù Italiana del Littorio (GIL) allo scopo di mantenere un serrato ordine educativo nei confronti di adolescenti e bambini. Nella fase iniziale del suo governo Mussolini, per ingraziarsi il popolo italiano, volle dare l’impressione di essere un capo moderno, dando l’illusione di apertura verso l’esterno cercando contatti proprio con l’America, verso la quale presto si sarebbe invece svolto un accanito ostruzionismo. L’influenza americana sul fumetto in epoca fascista fu cruciale, poiché le opere a stelle e strisce riuscirono ad arrivare anche in Italia e ad avere un enorme successo anche nella più compiuta fascistizzazione, fatto che venne sfruttato e prepotentemente controllato grazie al Minculpop, il ministero della Cultura popolare, evoluzione più ampia dl ministero per la stampa e la propaganda. Come risposta al famosissimo periodico Il Corriere dei Piccoli, nacquero inoltre per volere del duce i fumetti editi dallo stato Il Balilla e La piccola italiana, suo contraltare rivolto alle bambine: il primo, pubblicato a Milano il 18 febbraio del 1923 dalla casa editrice Imperia, aveva un chiaro intento propagandistico, illustrando nelle sue tavole piccoli balilla esemplari.

La piccola italianaNel ’25 Il Balilla venne acquistato dal Popolo d’Italia, diventandone supplemento. Sorte ed intenzioni simili ebbe La piccola italiana, nato nel 1927 e caratterizzato anche da molte rubriche di economia domestica e buone maniere ed un’atmosfera più romantica in quanto rivolta alle giovani italiane. Nel 1936 ci fu anche un chiaro riferimento alla campagna di colonizzazione dell’Etiopia, con le vicende di Zizì faccetta nera, bambina nera ed etiope che vive a contatto con tutti gli animali della giungla e abita in una capanna, nata dalla penna di Giuseppe Maretta. Questi fumetti presentavano vignette corredate di strofette conformi allo stile dell’epoca, con didascalie in rima per preservare una presunta dignità letteraria, e narravano avventure di piccoli Balilla e piccole italiane obbedienti e patriottici, rivolgendosi ad un pubblico identico ai personaggi rappresentati, il cui orgoglio patriottico doveva essere nutrito ed enfatizzato.

L’uso di rima e versi, oltre ad essere prassi fumettistica consolidata, servivano a comunicare in modo efficace con i giovanissimi, e allo stesso modo i disegni erano molto semplici e stilizzati, in bianco e nero. Nel 1938 a Bologna ci fu il Convegno per la letteratura infantile e giovanile, durante il quale si ordinò agli editori di eliminare nei giornali qualunque elemento potesse attentare alla razza, all’italianità e alla forza, portando ad una generale italianizzazione dei nomi, delle fattezze e dei retroterra dei personaggi, fatto che venne usato come espediente per poter pubblicare i vari fumetti americani. Questa libertà finì con l’entrata in guerra degli Stati Uniti, cosa che portò addirittura a sostituire i classici balloon con delle semplici didascalie; tuttavia la contaminazione politica in questi periodici, per quanto chiaramente presente, è sempre stata molto ingentilita poiché si rivolgeva pur sempre ai piccoli della società borghese e voleva esserne modello di guida pedagogica.

boccioniIn questo contesto storico-culturale rimane comunque certa la dimensione del Futurismo come elemento di rottura, tarpando le ali all’enfasi ottocentesca e facendo nascere il bisogno e il desiderio di trovare nuove forme d’espressione incarnatesi in una provocatoria parodia più o meno intenzionale del simbolismo. Anche nell’arte figurativa, grazie anche personaggi come Boccioni, Balla e Severini, il futurismo ha costituito una rivoluzione vera propria che ha spianato la strada a quella che oggi definiamo arte contemporanea.

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