[Attenzione, questa recensione contiene spoiler]
Un paio di sere fa ho visto The Lobster, film diretto dal regista greco Yorgos Lanthimos e che presenta nel cast attori come Colin Farrell Rachel Weisz, Léa Seydoux e Ben Wishaw, di cui vi voglio parlare perché l’ho trovato al tempo stesso bellissimo e inquietante.
Il protagonista del film è David (Colin Farrell), architetto di mezza età con tanto di pancia e doppio mento che si reca all’inizio della vicenda in un hotel dopo la separazione dalla moglie. Dopo pochissimo si scoprirà che dovrà soggiornare nella struttura al massimo per 45 giorni, e che il fine della permanenza è trovare una compagna con cui passare il resto della sua vita, dato che la società mostrata dal futuro distopico in cui è ambientata la pellicola non ammette che le persone rimangano senza un compagno o una compagna, pena la trasformazione in un animale a propria scelta tramite strane e non meglio identificate operazioni chirurgiche. A prova di ciò infatti Bill si reca nell’hotel con suo fratello, che si rivela essere un cane da compagnia.
Colpisce innanzitutto la naturalezza dell’assurdità di questa cosa, universalmente accettata e a cui tutti sembrano apparentemente rassegnati: quando infatti a David la direttrice dell’hotel chiede in che animale vorrà essere trasformato qualora non riuscisse a trovare una donna, l’architetto risponde senza esitazioni “Un’aragosta” (la “lobster” del titolo), adducendo motivazioni come il suo amore per il mare e la sua passione per gli sport d’acqua. L’hotel apparentemente sembra una struttura normalissima, e anzi, molto confortevole, con camere ben arredate e ampie, buffet e angoli SPA. Tuttavia gli ospiti in tutto questo sfarzo vengono ammanettati a determinate ore del giorno per evitare che si masturbino, cosa che risulterebbe deleteria nella ricerca di un partner.
Per mantenere alta la tensione sessuale, gli ospiti dell’hotel inoltre sono sottoposti quotidianamente a stimoli frustranti da parte del personale che non portano mai ad un soddisfacimento completo, in modo da rendere la mancata completezza dell’orgasmo in una pulsione continua volta alla ricerca e alla scoperta del proprio partner: quando inoltre si scopre che alcuni ospiti riescono a masturbarsi, essi vengono poi puniti con penitenze fisiche, come mettere le mani in un tostapane acceso o la minaccia di essere trasformati immediatamente in un animale debole e pavido tanto quanto hanno rivelato di essere disobbedendo al divieto.
Per quanto riguarda la mia interpretazione di questo aspetto del film, sebbene la pellicola sia ambientata in un mondo che non è il nostro, l’universo descritto da Yorgos Lanthimos ai miei occhi ci si avvicina molto. Da una parte infatti ho visto l’hotel come una grande metafora di tutti gli elementi che castrano o che enfatizzano all’inverosimile la sessualità, considerata sin dall’alba dei tempi un tabù e ormai quasi privata della sua naturalità: le manette e le punizioni corporali inflitte agli ospiti dell’hotel infatti ai miei occhi hanno rappresentato tutti i divieti e i tabù morali con cui tutti siamo cresciuti, ma dall’altra parte gli stimoli sessuali continuamente offerti agli ospiti li ho visti come una rappresentazione della continua mercificazione del sesso che ci viene offerta in ogni salsa, dall’ambiente televisivo a quello virtuale, cose che unite creano una frustrazione e un’ansia da prestazione amorosa e sentimentale enorme.
Gli ospiti inoltre ogni giorno devono partecipare a dei seminari nei quali vengono enunciati tutti i vantaggi dello stare in coppia, in cui si mostrano scenette grottesche in cui l’uomo e la donna da soli passano le peggiori cose, come l’essere stuprati o il morire soffocati perché non si mangia in compagnia. Ai seminari segue la presentazione dei nuovi ospiti, i quali devono descriversi e parlare della loro “caratteristica” principale, criterio secondo il quale dovranno scegliere o essere scelti, ed elemento molto importante che si evince dal discorso iniziale che fa la direttrice dell’hotel a David riguardo la sua trasformazione in animale, in cui si sottolinea che ci si deve accoppiare esclusivamente tra membri della propria “specie“, principio che dunque si applica anche agli esseri umani.
Di conseguenza si vede come molti ospiti dell’hotel si sforzino di trovare a tutti i costi qualcuno pur di non essere trasformati, come fa il personaggio dello “zoppo” (Ben Wishaw) che, non trovando nessuna donna claudicante come lui, sbatte continuamente la testa e si dà colpi sul naso per farselo sanguinare e assomigliare ad una giovane ragazza che ha lo stesso problema, forzando un’affinità inesistente e riuscendo però in questo modo a trovare una compagna. Fa molto riflettere anche come allo zoppo e alla sua compagna venga quasi subito data una figlia, perché a detta della direttrice dell’hotel, “aiuta a superare le tensioni”.
Qui ho visto una forte critica alle aspettative sociali che ci sono per quanto riguarda la considerazione della vita di coppia, senza la quale spesso chi ne è privo viene giudicato o considerato in qualche modo una sorta di fallimento, specialmente nell’età adulta, e dei figli, considerati come un “collante riparatore” della vita amorosa, senza i quali si pensa generalmente che una coppia sia priva di significato. E’ un messaggio in cui ho intravisto anche la pressione secondo cui molte persone, pur di non stare da sole, si “accontentano” di ciò che trovano o, ancora peggio, fingono di essere quello che non sono per non trascorrere la vita o una sua parte in solitudine.
La permanenza nell’hotel, e dunque anche il lasso di tempo in cui trovare un partner e procrastinare la trasformazione, può inoltre essere allungata in base a quanti “solitari” si riescono a catturare: parte della giornata degli ospiti dell’hotel è infatti dedicata alla caccia nei boschi adiacenti, in cui si nascondono le persone scappate dall’hotel o che vivono latitanti in quanto senza un partner; ogni ospite infatti ha nella sua stanza dei fucili narcotizzanti, con i quali cacciare queste persone e a ciascuna delle quali corrisponde una giornata in più di libertà.
Eccelle nella caccia la “donna senza cuore”, un’ospite dell’hotel temuta da tutti che non manifesta alcun tipo di sentimento o di emozione, dalla quale David è attratto fisicamente e per cui finge di essere altrettanto cinico e disinteressato a tutto per simulare una presunta affinità con lei. I due diventano così una coppia, ma la natura crudele della donna esaspera presto David nel momento in cui lei uccide il cane/fratello prendendolo a calci, per verificare la sua effettiva assenza di sentimenti. Una volta che David va in bagno con la scusa di lavarsi e comincia a piangere, la donna senza cuore comprende la sua finta e lo vuole denunciare alla direttrice dell’hotel, ma segue una colluttazione (che vede stranamente come complice anche una cameriera) alla cui fine la donna senza cuore viene stordita e poi trasformata in un animale (non si sa quale).
David allora scappa per rifugiarsi nei boschi ed unirsi alla società dei “solitari”, i quali apparentemente propongono un modello di società più liberale ed emancipato che propone come suoi capisaldi l’indipendenza ed il libero arbitrio, ma che si rivela essere dopo pochissimo ancora peggiore e più dittatoriale di quella dell’hotel: è infatti vietato alcun tipo di rapporto di coppia, e anche solo un flirt è punito con il “bacio rosso”, che prevede la lacerazione delle labbra dei colpevoli con una lama di rasoio e il farli successivamente baciare; tra le pene figura anche il “rapporto rosso”, dalle ovvie conseguenze ma mai mostrato nel film.
David tuttavia comincia a trovarsi bene nella società dei solitari, ma successivamente si innamorerà di una donna (Rachel Weisz), di cui non verrà mai fatto il nome (come la maggior parte dei personaggi), con la quale di nascosto instaurerà una relazione, alla cui scoperta però la leader dei solitari (Léa Seydoyx) farà seguire punizioni umilianti ed irreversibili. David infatti non solo verrà costretto a scavare la propria tomba (cosa a cui sono costretti tutti) ma anche a seppellircisi vivo, mentre la sua donna, con la scusa di essere operata per curare la sua miopia (tratto che la accomuna con David), verrà chirurgicamente resa cieca per sempre e dunque condannata a morire nell’incompatibilità del suo handicap con una vita di resistenza e latitanza.
La società dei solitari mi fa pensare al capolavoro della letteratura “La fattoria degli animali” di Orwell, in cui si mostra molto bene come spesso il regime che propone il sovvertimento di un ordine repressivo e dittatoriale si possa trasformare in qualcosa di ben peggiore di quello che ha eliminato. Nella mia interpretazione ciò che erano i beni materiali per il comunismo lo sono i sentimenti per la società dei solitari: qualcosa da controllare rigidamente e da gestire secondo le imposizioni di terzi. Tra quello che mi ha colpito maggiormente in questo frangente c’è il ballo: la società dei solitari permette di ballare esclusivamente in solitudine, ascoltando solo individualmente musica elettronica dal proprio lettore CD, regola che verrà infranta da David e la donna che balleranno insieme un lento sincronizzando i loro ascolti.
Il film termina con David e la donna che organizzano la loro fuga, uccidendo la cameriera che aveva aiutato David a trasformare la donna senza cuore e che si è rivelata essere una ribelle che si è unita ai solitari, e la leader, che verrà buttata nella tomba di David e che verrà divorata ancora viva da dei cani selvatici. I due fuggono in città per cominciare una loro vita insieme, e solo alla fine del film si comprende che parte del piano di David consiste nell’accecarsi a sua volta per avere sempre qualcosa in comune con la donna che ama e recuperare così il loro rapporto: la mancanza della miopia come elemento accomunante ha infatti causato da parte sua mancanza di interesse e partecipazione.
La pellicola si conclude con la donna che aspetta al tavolo di un caffè che David abbia finito di accecarsi nel bagno degli uomini, cosa che comunque non si saprà mai con certezza e lasciando allo spettatore un’interpretazione libera. Personalmente, per quanto David sia un personaggio pavido ed opportunista, penso che abbia ceduto al conformismo di coppia, in quanto a mio avviso ormai troppo interiorizzato dai membri che abitano il mondo distopico del film.
“The Lobster” è in ogni caso un film geniale, disturbante e molto forte, che consiglio di vedere quando si è dell’umore “giusto” in quanto non è un’opera di facile fruizione. Se qualcuno di voi lettori lo ha visto e vuole dare la sua interpretazione, sarei molto contenta di confrontarmi e parlarne con voi, dunque se vi va scrivete il vostro parere nei commenti!